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“…Presentare al grande pubblico la musica di Mario Totaro non è semplice, contemporanea senza essere estrema, fruibile senza mai avere un minimo cedimento alla banalità, meravigliosa come solo la grande musica può essere. Ecco quindi che approcciarsi a questi lavori, dopo l’iniziale meraviglia di trovarsi di fronte ad un titolo di grande respiro e che punta direttamente a creare una propria voce in un vasto mare in cui è sempre più difficile essere ascoltati, diventa un continuo gioco di scoperta, tra citazioni colte dal passato e musiche di struggente bellezza che si riflettono come in una valle di grandi e meravigliosi specchi, tra personali rielaborazioni di quelli che sono stati gli stilemi della musica occidentale e la voglia di reinventarli in modo originale per restituire al pubblico quella gioia dell’ascolto che travalica ogni cosa. Un disco di imprescindibile bellezza, realizzato da un compositore, Mario Totaro, e da un gruppo di musicisti, il Trio Diaghilev, in grado di trasmettere perfettamente il senso di felicità e dedizione del far musica, tanto evidente nel processo compositivo che ha portato a questi lavori, quanto presente nell’aspetto esecutivo…”

(“OMK Da Vinci Edition”, 16/10/2018)

“…la cifra stilistica dell’interpretazione offerta nei giorni scorsi a Bolzano e a Trento dal Trio Diaghilev concertata con il Maestro Mariotti e l’orchestra Haydn è stata non solo calibratissima dal punto di vista degli equilibri fonici e dell’assieme, ma connotata anche dalla costante ricerca di belle sonorità. La doppia parte pianistica sostenuta magistralmente da Mario Totaro e Daniela Ferrati ha evitato effetti barbari (in termini pianistici di “pestare” la tastiera) valorizzando gli aspetti cantabili o comunque di fascinazione timbrica di cui è disseminata la partitura. Le percussioni di Ivan Gambini hanno invece aggiunto quel quid timbrico così assolutamente originale che assieme a quello dell’orchestra assicurano al Concerto la sua intramontabile attrattiva…fuori programma una trascrizione per due pianoforti e percussione di un brano dal Sacre du Printemps di Igor Stravinsky che ha ulteriormente incantato il pubblico…”

(“L’Adige”, 17/04/2016)

“…bisogna ricordarsi che il pianoforte è uno strumento a percussione nell’accingersi all’ascolto del concerto di Bartok eseguito nelle parti solistiche dal Trio Diaghilev. La partitura infatti ci presenta accordi ritmicamente incisivi e insistenti prodotti dalle percussioni in dialogo con i due pianoforti grazie soprattutto alla capacità virtuosistica del solista chiamato a destreggiarsi tra timpani, xilofono, piatti, grancassa, triangolo, tam-tam e tubi sonori… alla base della composizione si pone il lungo processo di emancipazioni delle percussioni, da strumenti marginali in orchestra, a strumenti dotati di una dignità solistica e ruolo autonomo… i solisti del Trio Diaghilev hanno saputo gestire i loro interventi in perfetta sintonia e con notevoli capacità tecniche esecutive tanto da meritare una richiesta di Bis dedicata a Stravinsky…”

(“L’Ape Musicale”, 16/04/2016)

 “…Sul palco anche il Trio Diaghilev una formazione a dir poco straordinaria, entusiasmante, visionaria…questo Trio è eccezionale, i due pianisti sono bravissimi, il percussionista suona una parte che prevede due percussionisti. E poi ancora la Haydn.

(“il Corriere dell’Alto Adige”, 12/04/2016)

“…Al Rossini abbiamo visto una formazione straordinaria il Trio Diaghilev nome che ben condensa il perpetuum mobile di originalità, finezza espressiva, sapienza e talento artistico di Mario Totaro compositore e pianista, Daniela Ferrati pianista e Ivan Gambini percussionista. Loro suonano ma è come se ballassero e il pubblico in platea è completamente assortito…nella prima parte abbiamo ascoltato Caprice Fantasque di Totaro, lavoro dotto e pieno di spirito che sottopone la musica di Rossini a tutti i giochi compositivi possibili…gli arrangiamenti comportano deformazioni di varia natura smembramenti, straniamenti, variazioni, citazioni, sovrapposizioni, incantamenti, trasfigurazioni disintegrazioni, fusioni. Un vero teatro di diavolerie come sarebbe piaciuto a Diaghilev…”

(“Il Messaggero”, 14/04/2015)

“…Al dodicesimo appuntamento della splendida Stagione concertistica che l’Ente concerti organizza al teatro Rossini di Pesaro è esploso e ha entusiasmato il Trio Diaghilev con la sua formazione anomala, con il suo programma affascinante, col virtuosismo dei suoi componenti, e con quella loro esplosiva sensibilità musicale che trascina fino al delirio e al momentaneo oblio di tutto ciò che abbiamo sentito e gustato prima di loro. Nel tempo dedicato alla loro esibizione tutto l’ascoltato prima è stato come risucchiato dalla sorpresa, dallo stupore e da quella sensazione dionisiaca, esuberante, estroversa, virtuosistica venata a volte di malinconica intensità e trascinante emozione che Daniela Ferrati piano, Mario Totaro piano e Ivan Gambini percussioni hanno saputo imporre con l’autorità irresistibile del loro raro e originalissimo sound…”

(“Il Resto del Carlino”, 08/04/2015)

 “…“La bravura strumentale di tre musicisti, il virtuosismo dei pianisti, l’imponente presenza delle percussioni, il gusto raffinato, la rispettosa spregiudicatezza unita al piacere dell’invenzione e della creatività e la grande tensione emotiva offerta dall’insieme, trasformano i concerti del Trio Diaghilev in serate travolgenti e innovative”. Così succede dovunque si esibisca il Trio Diaghilev e così é successo a Pesaro nel corso del 12° appuntamento della 55a stagione organizzata dall’Ente Concerti di Pesaro ieri 7 aprile. Caprice fantasque di Totaro (divertimento sui temi di G. Rossini). Più che un omaggio ai “Péchés de vieillesse” rossiniani, questo lavoro volge lo sguardo all’estetica musicale neoclassica legata al nome del grande impresario Serghej Diaghilev (organizzatore e direttore artistico dei Balletti Russi) che nel 1918 commissionò a Ottorino Respighi il balletto “La Boutique Fantasque”, proprio sulle musiche qui utilizzate. I pezzi del compositore pesarese sono stati ricomposti secondo “modalità cangianti”, tanto che in alcuni casi – dove quasi tutti i parametri musicali originali vengono sovvertiti- si giunge alla quasi totale irriconoscibilità del testo di partenza. Concisione, atteggiamento caustico, scrittura spigolosa, allusioni e citazioni musicali, impiego distorto della tonalità, tono asciutto e disimpegnato: sono alcune delle caratteristiche di questo brano, strutturato in modo estremamente rigoroso (a dispetto del titolo)…Il concerto ha entusiasmato il pubblico che ha salutato gli artisti del Trio con calorosi applausi riconoscendo loro cultura, invenzione e grande talento musicale.”

(“Circuito musica.it”, 08/04/2015)

“…La performance del Trio Diaghilev è stata sbalorditiva. Ancor di più, se possibile, il bis proposto al termine: una trascrizione della Danza sacrificale dal Sacre stravinskiano in cui non si rimpiangeva l’originale per orchestra. Un trio che si chiama “Diaghilev” non poteva far di meglio…”

(“Wandere’s blog”, 12/12/2014)

 “…A “Piazza Verdi” trasmissione di Radio 3 si parla del Trio Diaghilev, una formazione strumentale originalissima e rara…tre musicisti talentuosi che hanno scelto la strada più difficile per scalare la professione più difficile e complessa, quella di dar vita a una formazione strumentale strana, anomala e pochissimo frequentata: due pianoforti e percussioni…Sono Mario Totaro e Daniela Ferrati pianoforti e Ivan Gambini percussioni. La curatrice della trasmissione traccia il loro curriculum stellare…un Trio nuovissimo e importante, una formazione che alla straordinarietà della formazione unisce invenzione, cultura e talento musicale…”

(“Il Resto del Carlino”, 06/05/2013)

 “…Una scommessa resa ancor più ardua dalla riduzione del testo orchestrale per pianoforte a quattro mani, ai cui essenziali mezzi a disposizione venivano in soccorso le percussioni del magnifico Ivan Gambini. Eppure, paradossalmente, questa angolazione squisitamente intimista sembrava lasciar affiorare del Sacre sagome scheletriche, petrosi profili trasfigurati, dettagli sommersi, dipanati con perfetta complicità dal pianoforte di Mario Totaro e Daniela Ferrati, quattro mani simbiotico nella resa come nelle intenzioni…Stesso approccio, di millimetrico equilibrio, nella bella trascrizione per pianoforte a quattro mani e percussioni del celeberrimo West Side Story, firmata dallo stesso Totaro. Il capolavoro indiscusso di Leonard Bernstein, modellato sul calco shakespeariano di Romeo e Giulietta, si accendeva rapinoso grazie soprattutto all’enciclopedica sapienza di Gambini, gran burattinaio capace di insinuarsi nelle maglie della vicenda musicale di questo circo rutilante in cui tutto- l’orgiastica esuberanza, il lirismo che squarcia il cielo, il livido eco della morte- trascolora in un istante; chirurgo infallibile, con un’orchestra di bacchette come ferri del mestiere…”

(“Il Cittadino”, Lodi, 21/03/2013)

 “…I tre musicisti hanno dato prova di esemplare preparazione di insieme (tutto a memoria, sincronie perfette) e di individuali abilità strumentali che nel percussionista raggiungevano il vero e proprio virtuosismo…”

(“Cronaca”, Mantova,   16/02/2013)

“…È stato qualcosa di più di un concerto, musica bellissima ottimi interpreti e tutta l’attenzione del pubblico dei Lunedì della Musica…l’originalità delle scelte interpretative espressione della personalità è stato il valore aggiunto assicurato dal trio Diaghilev ad un programma decisamente suggestivo e proiettato nell’orbita della moderna declinazione musicale…”

(“La voce”, Mantova, 23/02/2013)

“…Due abili pianisti  e un percussionista virtuoso sono giunti fin qui da Milano per una serie di concerti questo weekend (Marzo 11,12.13) sponsorizzati dall’orchestra Northwest sinfonietta. I musicisti si chiamano Trio Diaghilev in onore a Sergei Diaghilev, l’impresario russo  grande sostenitore di Ravel and Stravinsky. Il loro programma, intitolato “Rites of Spring” comprende  Ravel “La Valse, Bernstein Suite da “West Side Story”, e Stravinsky “The Rite of Spring.” Un secolo dopo la scandalosa “premier” della “Sagra,” non ci sorprendiamo per la dimensione atonale, ma ciò che si rivela del tutto inaspettato è l’energia e l’aspetto drammatico che i musicisti portano durante la loro performance…”

(Crosscut Tout, Seattle,  Ronald Howard,  March 2011)

 “…Il terzo appuntamento di Concerti a Palazzodi domenica 21 febbraio, a Palazzo Bongiovanni, ha entusiasmato il pubblico che ha salutato gli artisti del Trio Diaghilev con calorosi applausi al termine dell’originale esibizione dedicata al musical…”

(laprimaweb.it , 28/02/2010)

 “…Quasi dieci minuti d’applausi a scena aperta hanno salutato, nella cornice del teatro comunale Filippo Marchetti di Camerino, l’apertura del Camerino Festival inaugurato dal Balletto Teatro di Torino e dal Trio Diaghilev, applauditissimi interpreti di Petrushka…”

(Il Resto del Carlino, 30/07/2008)

 “…Concludeva la serata Petrushka, un balletto disegnato dal coreografo del Balletto di Torino senza riferimenti psicologici, ma piuttosto fissando lo “sguardo” su un dramma già disincarnato per conto suo (non a caso i protagonisti della storia sono tre burattini), costruendo un ideogramma, nel quale i personaggi si muovono. Esaltante la prova del Trio Diaghilev, che ha offerto una versione inedita: quella per due pianoforti e percussioni, con le parti pianistiche basate sulla trascrizione originale di Stravinskij e quella della percussione basata sulla versione orchestrale…”

(cultura.marche.it 04/08/2008)

 “…Il Circuito Campano della Danza presenta, stasera e domani al Delle Palme, la nuova versione di un capolavoro del teatro di danza: «Petrushka» sulla musica di Stravinskij firmata da Matteo Levaggi, giovane, interessante coreografo del Balletto Teatro di Torino…Qui, ogni «figura» è intesa più come figura coreografica, che come personaggio teatrale. «Come un ricordo devoto», dice lo stesso Levaggi. Così come «devota», ma del tutto innovativa, è la nuova orchestrazione, essenziale, della musica: per due pianoforti e percussioni…”

(Vittoria Ottolenghi 17/03/2008)

 “…La dissonante partitura di Stravinsky era meravigliosamente suonata dal vivo dal Trio Diaghilev, tre abili ed esperti musicisti Italiani …”

   (Dance Magazine 2006)

“…l’eccellente Trio Diaghilev, due pianoforti e un immenso set di strumenti a percussioni…”

(Seattlepi.com, 09/10/2006)

“…Il Trio Diaghilev portava in palcoscenico l’universo di Igor Stravinsky: dalla pulsazione al funky, dalla dissonanza al grandioso…La musica seguiva armonicamente ciò che la coreografia di Donald Bird richiedeva… il Trio eseguiva Bela Bartok con gusto…”

(The Seattle Times, 09/10/2006)

“…impressionante il modo in cui il Trio riusciva a creare suoni sinfonici e impressionante era la dinamicità dei due pianoforti e delle percussioni…le forze primordiali di Marte richiamavano lo scenario politico attuale, la leggerezza di Mercurio era sottolineata dai suoni perlati dei due pianoforti e dal Glockenspiel, Giove si mostrava spumeggiante e solare, alla gravità del tema di Saturno si aggiungeva la pesantezza della percussione, Urano era pieno di effetti di accecante virtuosismo, e Nettuno chiudeva l’opera con soni sferici e diluiti…Applausi fortissimi…”

(“Süddeutsche Zeitung”, München , 57 – 10/03/2003)

 “…La straordinaria fama del Conservatorio Rossini di Pesaro viene confermata dal Trio Diaghilev, invitato per la seconda volta a Iffeldorf. Questo Trio speciale è sempre più appezzato per il proprio lavoro sui capolavori del XX secolo. Con I Pianeti di Holst , Caprice Fantasque di Mario Totaro e La Sagra della Primavera di Stravinsky il Trio strappava veri e entusiastici applausi ad un pubblico notoriamente colto e molto esigente. Il carattere di ciascun pianeta veniva espresso nel miglior modo possibile e un furore musicale senza paragoni infiammava il Trio nel balletto di Stravinsky. Portando il nome del famoso impresario russo il Trio offriva una interpretazione grandiosa paragonabile alla versione orchestrale. La forza arcaica, la metrica pulsante ma anche il lirismo della seconda parte della sagra venivano riportate come un nuovo evento primigenio…”

(“Penzberg Merkur”, 10/03/2003)

“… dimostrandosi splendidamente affiatati, i tre musicisti, con perfetta intesa hanno offerto un eccellente saggio di doti interpretative e qualità tecniche piegando sempre queste ultime alle istanza espressive nel valorizzare i loro preziosi e rari impasti timbrici dove al virtuosismo pianistico si unisce quello di un percussionista che sfrutta una svariata messe d’idiofoni in maniera superba…i tre concertisti hanno espresso quel suono ideale reso possibile solo da una quotidiana dimestichezza artistica segnalandosi per un fraseggio puntuale e accattivante…”

(“Messaggero Veneto”, 24.10.2002)

“…la stimolante proposta del trio pesarese ha trovato una sua ragion d’essere non solo nell’audace novità dei suoi contenuti ma soprattutto nella sua sapiente realizzazione, rivelatrice di una sensibilità e di una intelligenza musicali di non comune rilievo… I pianisti hanno rivaleggiato con Ivan Gambini

 

nell’esprimere singolarmente e nell’insieme il meglio di una autorevolezza tecnica e di una duttilità esecutiva d’imponente caratura…una lezione di buon gusto e di rara intelligenza ideativa…”

(“L’Eco di Bergamo”, 14.10.2000)

 

“…con intelligenza il Trio Diaghilev ha mantenuto l’effervescenza di un audacia sperimentale…complice travolgente e indispensabile è l’elemento virtuosistico che da una parte incarna la fisicità inarrestabile, orgiastica e violenta di quelle pagine e dall’altra segna il distacco e il controllo che permettono di riprodurre senza rimpianti il dato puramente sonoro privato dell’elemento scenografico…”

(“L’Adige”, 13.10.2000)

“…le interpretazioni del trio Diaghilev hanno restituito con efficacia le ragioni estetiche delle pagine proposte caratterizzandosi per la sicurezza strumentale, il pieno affiatamento, la resa vivida e pulsante dell’importante componente timbrica, la convincente distribuzione del peso sonoro in relazione ai valori plastici, la comprensione delle valenze timbrico coloristiche…”

(“La Gazzetta del Sud”, 28.10.2000)

 

“…al tradizionale duo pianistico si aggiunge una sostanziosa sezione di percussioni. E l’idea di bartokiana memoria è ottima; la consueta trascrizione a due tastiere muta abito, acquista charme aggressività, forza espressiva…il trio Diaghilev sostiene la performance con grande affiatamento e nella Sagra della primavera il gruppo mostra tutta la sua potenza d’urto. Compattezza, omogeneità, perizia tecnica, i tre arrivano agguerriti all’appuntamento con il capolavoro stravinskiano con gusto e fantasia…”

(“IL Mattino”, 27.10.2000)

 

“…estremamente coinvolgente l’interpretazione del Trio Diaghilev a Moltrasio… i due pianisti hanno dimostrato di possedere una notevole tecnica, una sorprendente vivacità ritmica, una soave cantabilità, un tocco incantevole, tutto teso ad una continua ricerca timbrica e ad un affascinante uso percussivo dello strumento. Bravissimo il percussionista che ha fornito una brillante interpretazione e ha saputo regalare molte emozioni…”

(“Il Corriere”, 12.10.1999)

 

“ … accostamenti timbrici efficaci, messaggio accattivante e aperto a più canali di fruizione, originalità espressiva nella predilezione della veste “percussiva”, impegno tecnico presente per tutti in modo non indifferente…Il messaggio passa e coinvolge; la capacità d’uso dei timbri è di singolare efficacia…si consiglia di non perdere la replica del prossimo concerto a Canzo…”

(“La Provincia”, 12.10.1999)

 

“… audace spirito di ricerca, anomalia di formazione strumentale, musicalità prorompente virtuosismo esecutivo spinto, nel caso delle percussioni, fino alla magia acrobatica, ritmo, raffinatezza e sapienza degli arrangiamenti. La superlativa dedizione esecutiva che lega tenacemente i tre musicisti fa di questo Trio un ensemble d’altissimo livello. Il cortile Montani Antaldi era gremito di giovani che hanno seguito l’applauditissima esibizione con quel sotterraneo compiacimento che spesso la coetaneità offre alle esibizioni speciali, nella consapevolezza di partecipare ad una performance che non si fa dimenticare facilmente…”

(“Il Resto del Carlino”, 27/07/1999)

 

“… Bellissimo concerto del Trio Diaghilev nell’incantevole cornice del cortile di Palazzo Montani Antaldi, il Trio ha proposto un’audace interpretazione di “West Side Story” famoso musical di Bernstein, seguita da “I Pianeti” di Gustav Holst su arrangiamento del Trio Diaghilev. Una formazione veramente anomala quella del Trio che tramite un vero virtuosismo esecutivo ed una raffinata esibizione è riuscito a “scaldare” gli animi dei numerosi spettatori, perlopiù giovani, che gremivano la sala. Applausi e richieste di bis per questi tre musicisti pesaresi sempre più conosciuti sia in Italia sia all’estero: se qualcuno pensasse di trovarsi di fronte ad una formazione classica, il consiglio è di andarli ad ascoltare – e vedere – almeno una volta… ad ascoltare per rimanere incantati dalla dolcezza interpretativa e dalla totale sincronia che lega i tre artisti (l’esecuzione avviene completamente a memoria, in assenza di spartiti), e a vedere per godersi le magie acrobatiche del percussionista accompagnato da quattro mani che “volano” sui tasti…”

(“http://notizie.pesaro.com”, 27/07/1999)

 

“…Un “pastiche”di coinvolgente originalità eseguito da un trio strumentale ,il Diaghilev, di spiccata personalità artistica, di ragguardevole intesa strumentale e di ottima tecnica di insieme :così condensato potrebbe esplicarsi il giudizio sul gruppo…piaceva man mano che scorrevano i numerosi movimenti del lavoro, seguire ora la composizione dei suoni scorrevole e “cantante”,ora la loro scomposizione ritmico timbrica nei passaggi sonori di ebbrezza perentoria e straniata (…T Il risultato di tutto questo ,in teatro, era una realizzazione di fluida e cangiante musicalità, capace di prendere l’ascoltatore con magnetismo nuovo e inusitato…un Trio di grande qualità…”

(“Corriere Adriatico”, 10/12/1998)

 

“… L’esibizione del Trio Diaghilev: penultimo concerto della XXXVI Stagione Concertistica al Teatro “Rossini” di Pesaro, è stata la serata più sorprendente emozionante culturalmente rigenerativa di tutta la programmazione ’95/’96… Il Trio ha dato vita ad una interpretazione straordinaria attraverso un ampio uso di suoni martellati con tocco pianistico brillante e corposo… Travolgente ed irresistibile il ruolo fantasmagorico delle percussioni…”

(“Il Resto del Carlino”, 05/05/1996)

 

“… i due pianisti hanno costruito con grande efficacia e assoluta convinzione l’edificio portante di ogni composizione ascoltata e l’abilissimo e proteiforme Ivan Gambini è passato attraverso una serie incredibile di strumenti a percussione per dar rilievo alle multiformi e stravaganti dimensioni sonore di tutti i brani ascoltati…”

(“L’Eco di Bergamo”, 14/03/1995)

 

” … l’originale proposta musicale del Trio Diaghilev offre continui colpi di scena fino a trasformare un semplice concerto in un vero e proprio spettacolo… proponendo effetti infinitamente più audaci rispetto alle versioni orchestrali…”

(“Süddeutsche Zeitung”, München , 16 – 17/04/1994)

 

“… affascinante bravura strumentale e grande tensione emotiva…”

(“Penzberg Merkur”, 16 – 17/04/1994)

“… Questo Trio Diaghilev non vuole eseguire musica, vuol farne… scandalizzando alcuni e a giudicare dagli applausi prolungati e calorosi, entusiasmando molti…”

(“Il Resto del Carlino”, 18/08/1994)

“… intelligenza interpretativa… tecniche esecutive al limite del virtuosismo… si è avuta la consapevolezza che per un’operazione di questo tipo occorra, oltre ad una preparazione musicale di altissimo livello, un gusto raffinato, una rispettosa spregiudicatezza e un totale abbandono al piacere dell’invenzione e della creatività…”

(“Il Resto del Carlino”, 04/08/1993)

” … Nella sala del Teatro Rossini si è ascoltato un gesto musicale audace ed interessante che porta il nome Trio Diaghilev. Il repertorio del tutto straordinario, iniziava con un accattivante “Creazione del Mondo” di Milhaud. La scelta della riduzione delle percussioni era addirittura invidiabile; c’è stato persino il dubbio che si trattasse di un trio…”

(“Il Resto del Carlino”, 1993)