Teatro Filodrammatici, Treviglio

Programma: A. Honegger – Pacific 231 L. Bernstein – West Side Story suite I. Stravinskij – Le sacre du printemps

Facciata del teatro

Teatro di Treviglio

Quando l’appassionato comune sente dire ‘pianoforte a quattro mani’! ossia con due pianisti che si dividono la tastiera ! potrà in primo luogo pensare alle ‘Danze Ungheresi’ o ai ‘Valzer’ di Brahms, cicli famosi che compongono una buona parte del repertorio, ma forse non saprà il nostro appas! sionato che nell’epoca pre!discografica quest’organico svolgeva un meritorio ruolo di diffusione musicale, in quanto il repertorio sinfonico più famoso era trascritto appunto per pianoforte a quattro mani, e poteva così arrivare anche in luoghi dove non esistevano orchestre (per tacere del fatto che le sinfonie stesse potevano essere presentate prima dall’autore in versione a quattro mani, come fece proprio Brahms per la sua Quarta Sinfonia). Questa duplice funzione sarà in parte ridiscussa nel secolo Ventesimo, nel quale troveremo lavori scritti appositamente per quest’organico: pensiamo al cele! stiale Ma Mére l’Oye di Ravel, ispirato alle favole di Mamma Oca, la cui traspa! renza sonora sarà esaltata dalla notissima trascrizione orchestrale, ma era già presente nell’originale. In un altro contesto, però, il pianoforte a quattro mani sarà utilizzato come ‘laboratorio di scrittura’ per fissare sulla tastiera idee sem! pre più anticonvenzionali e per esplorare le più diverse possibilità sonore, poi fatte deflagrare in orchestra. Lo svizzero Arthur Honegger (1892!1955) con Pacific 231! il primo dei suoi Tre Movimenti Sinfo! nici! osò dedicare un poema sinfonico ad una locomotiva, dichiarando egli stesso di aver voluto raffigurare la progressiva acquisizione di velocità del mezzo mentre sfreccia nella notte, una sorta di omaggio tardivo all’infatuazione dei futuristi per le macchine; la vena polemica insita nel pro! gramma rischiò di far travisare le indubbie qualità del pezzo, che come tutti i migliori lavori della musica ‘a programma’ rielabora lo spunto in termini puramente musicali invece di ridursi ad una pedestre efflorescenza musicale del testo. Leonard Bernstein (1918!1990) fu musicista estremamente poliedrico, uno dei pochissimi a con! quistare sia il pubblico degli specialisti sia quello dei comuni appassionati, e certo il suo più grande successo popolare fu West Side Story (1957), in cui la vicenda di Romeo e Giulietta è trasportata nella New York contemporanea : il lavoro è pieno di melodie memorabili e soprattutto diversificate, per cui la quasi!operistica ‘Maria’ si affianca ad ‘America’, una danza latina che alterna battute di sei ottavi a battute di tre quarti con delizioso spiazzamento ritmico, e l’asciutta malinconia di‘So! mewhere’ si affianca al valzer ‘I Feel Pretty’ o al balletto jazzistico ‘Cool’. L’inserimento della versione a quattro mani di un capolavoro assoluto come La Sagra della Prima! vera di Stravinskij (1882!1971) acquista un valore particolare giacché quest’anno ricorre il cente! nario della prima burrascosa esecuzione (29 maggio 1913) di un lavoro che scardina un numero incalcolabile di convenzioni, e che il compositore francese Pierre Boulez definì nientedimeno ‘la pietra angolare della musica contemporanea’. Con questo lavoro il discorso sul pianoforte a quattro mani giunge alla logica conclusione, in quanto l’anno prima, il 9 luglio 1912 a Bellevue, Stravinskij e il suo grande amico Claude Debussy avevano eseguito il balletto in una trascrizione a quattro mani (al termine i due erano troppo emozionati per parlare, dopo tanta e tale musica). Stravinskij, come Schumann, Wagner e Puccini, componeva solo al pianoforte, tanto che un’analisi appena appena accurata della sua scrittura musicale rivela subito la discendenza pianistica: ad esempio, il celebre accordo ‘tellurico’ che si sente nella prima parte è composto da due normalissimi accordi a distanza di semitono, disposti in modo da sembrare atonali, per cui in ultima analisi il senso del! l’operazione stravinskiana sta proprio nel prendere materiali gravidi di storia e rivoltarli in modo da mettere in luce la loro componente primaria, fors’anche per mostrare che sotto la patina di ci! viltà si intravedono forze primordiali pronte ad esplodere.